L’aspirazione alla felicità, al benessere e all’armonia sono un diritto dell’individuo
L’aspirazione a una vita di qualità è un diritto, ma anche un’esigenza di ogni essere umano. Vale la pena ricordare la stessa definizione di salute data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “ La salute è uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o di infermità.”
Soddisfatti i bisogni primari, come avviene nella società occidentale, è un’esigenza intrinseca nell’Uomo quella di voler aspirare ad una vita di qualità su vari fronti: psicologico, interiore, di salute, spirituale.
” La salute è uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o di infermità.” ( Organizzazione Mondiale della Sanità)
I benefici della meditazione, ecco come eliminare lo stress
Da questa spinta prende l’avvio il cammino di ricerca individuale verso la conoscenza di sé stessi per comprendere i propri talenti e i propri limiti, per uscire dai condizionamenti e dai meccanismi che ci chiudono in spirali emotive negative, che non ci permettono di essere liberi interiormente e per raggiungere uno stato di integrità.
Per perseguire questo stato di serenità e benessere profondi nel processo di auto-conoscenza bisogna innanzitutto liberarsi dei sentimenti e degli stati mentali ed emotivi dannosi.
Tali stati provocano un profondo malessere e ci tolgono energia produttiva fino a farci ammalare, nella peggiore delle ipotesi. Sono come vere e proprie scorie che sia accumulano nel nostro organismo e nei nostri corpi sottili, avvelenandoci perché possiedono una loro densità.
I sentimenti che impoveriscono la nostra energia sono 7: la disperazione, il dolore, la paura, il senso di colpa, la dipendenza, la rabbia e l’arroganza.
La disperazione è il sentimento di sconforto che nasce dal non essere in grado di influire su quanto ci accade, e porta alla perdita di speranza;
Il dolore è il sentimento che si associa ad una perdita, a una separazione, al fatto di non riuscire ad ottenere ciò che vogliamo, o chi vogliamo;
La paura è un’emozione dalle molte facce che può esprimersi sotto forma di ansia, scetticismo, dubbio, mancanza di fiducia;
Il senso di colpa tradisce la paura di sbagliare e di non meritare amore.
La dipendenza è il desiderio eccessivo di qualcosa. Una ricerca vuota dietro cui si nasconde il dolore e il risentimento;
La rabbia è soprattutto frustrazione e, se non viene espressa, può tramutarsi in rancore, insoddisfazione e invidia;
L’arroganza è un sentimento che nasce del distacco dagli altri e dall’aridità interiore.
Come fare per liberarsi dagli stati emotivi dannosi
Non esistono ricette facili e pronte in pochi minuti. Non si esce da influssi ambientali, da condizionamenti sociali, da meccanismi mentali distorti con un colpo di spugna, ma attraverso un lavoro quotidiano, con l’utilizzo di tecniche ed esercizi praticati con costanza, disciplina e perseveranza.
L’autostima è la piena valutazione delle proprie qualità e del propio valore come persone;
La serenità è l’accettazione dei diversi momenti della vita che vanno sempre comunque apprezzati per quanto offrono di buono;
L’armonia è un sentimento dolce che deriva dal saper stare bene con gli altri, con la natura che ci circonda, ma soprattutto con noi stessi;
L’amore è quella spinta emotiva coinvolgente e affettuosa che avvicina le persone e tutti gli esseri viventi.
La meditazione è una delle tecniche che si possono provare, sperimentare e combinare assieme, lungo il percorso che porta all’auto-conoscenza e alla liberazione degli stati emotivi negativi.
Corpo e mente non sono separati e indipendenti.
Gi antichi lo sapevano già e anche in Oriente, questa consapevolezza è da sempre molto radicata. In Occidente, invece, tale concezione si era persa, ma ormai le ricerche compiute dalla psiconeuroimmunologia (la scienza che studia i nessi biologici tra mente, cervello e sistema immunitario), stanno chiarendo sempre più i meccanismi mettendo in relazione la parte fisica e quella psichica dell’individuo.
Secondo queste ricerche, i centri emotivi del cervello sono strettamente correlati al sistema immunitario e a quello cardiovascolare. Stress e tensioni indeboliscono i due sistemi, al contrario, una mente in pace con se stessa è il miglior alleato della salute fisica.
La meditazione è una tecnica che consente di rasserenare la mente sciogliendo gli stress accumulati nel corpo e sul piano emotivo. Può essere paragonata a un’operazione di pulizia e rinnovamento, attraverso la quale il cervello riesce a creare nuovi percorsi per incanalare le energie, percorsi che aprono nuove potenzialità e che nutrono l’espressione creativa.
Cosa si intende per Meditazione?
Con questo termine si indica comunemente un processo volto a produrre una forma di pulizia mentale, emotiva ed interiore, ossia a riorganizzare la consapevolezza di sé in una più profonda, armonica ed equilibrata coscienza individuale.
La visione che noi abbiamo di noi stessi e del mondo in cui viviamo è sostanzialmente illusoria.
Le sofferenze emotive, le tensioni psicologiche, le difficoltà ad amare, la violenza e molti disordini interiori, derivano proprio da questa percezione mendace della realtà. La mente crea numerose barriere percettive, originate dai preconcetti; crediamo di capire gli altri o le situazioni, ma generalmente non siamo in grado di farlo, perché la nostra lettura è filtrata dalle esperienze vissute o dalle opinioni personali.
Questi ‘ filtri’ rappresentano una delle cause principali delle tante paure e sofferenze emotive che sperimentiamo rapportandoci al mondo esterno.
La meditazione ci riporta al nostro respiro, nel momento presente; ed essere nel presente, consapevoli della realtà, significa cogliere la vita e noi stessi per quello che siamo, senza distorsioni create da opinioni, idee e astrazioni. Noi esistiamo ‘qui e ora’ non ieri o domani; esistiamo in questo preciso momento.
La nostra vita è un’infinita successione di attimi presenti.
La meditazione ci ancora al presente; nel tempo riduce le paure e amplia enormemente il nostro spazio percettivo. Meditare significa estendere le nostre percezioni interiori su tutti gli aspetti della vita che ordinariamente non coglieremmo.
Perché fa bene praticare la meditazione ogni giorno
La mente produce migliaia di pensieri costantemente, pensieri che corrono all’impazzata da una parte all’altra e quando siamo sotto stress si incrociano, sbattono, vanno, poi ritornano creando ancora più malessere; la mente ci tiene ancorati al passato con i ricordi, la memoria delle esperienze negative e i giudizi; o ci proietta in un futuro immaginario con i sogni, i desideri e le illusioni.
Meditare ci aiuta a spegnere la mente, che non significa essere passivi, al contrario, la pratica aumenta la forza di volontà e permette un’incisività maggiore nel quotidiano, in tutti gli aspetti della nostra vita. Solo in questo stato di profonda calma possiamo osservare in profondità la nostra matrice primaria e scoprire la cause dei nostri disagi più profondi e, contemporaneamente, comprendere cosa genera invece in noi felicità e benessere.
La pratica delle tecniche di meditazione nello Yoga, a differenza di altre tradizione, come per esempio quella Zen, prevede quattro asana fondamentali grazie alle quali, assunte determinate regole posturali, il soggetto dovrebbe poi essere talmente comodo da dimenticarsi del corpo.
Asana, dal sanscrito ” stare in una posizione”, alcuni lo traducono con ” stare seduti”, sono forme o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga.
Esistono circa 8 milioni e quattrocentomila asana, ma per iniziare a meditare basta conoscere:
- Padmasana o ‘ fior di loto’, la posizione ideale: si incrociano le gambe e si pongono le mani in grembo con i palmi all’insù e con la destra sulla sinistra, oppure appoggiate sulle ginocchia, tenendo gli occhi chiusi;
- Siddhastana o Siddha Yoni Asana, un posizione che dona stabilità, senso della simmetria e contribuisce notevolmente al mantenimento della linearità della colonna vertebrale. Un tallone deve essere a contatto con il perineo (per gli uomini) o con la cervice (per le donne), da questo i due nomi differenti per la stessa posizione. L’altro piede deve essere agganciato al polpaccio, oppure semplicemente a terra di fronte al primo. In entrambi i casi, l’indice e il pollice sono a contatto e i palmi delle mani sono rivolti verso l’alto, per un senso di maggiore espansione, o verso il basso per maggiore stabilità.
- Sukhasana, una delle posture più semplici e classiche per la meditazione. Ha l’inconveniente di supportare meno la schiena e soprattutto di risultare dolorosa a causa del contatto con la tibia e il polpaccio se la si mantiene a lungo.
- Vajrasana, questa posizione in ginocchio è un’altra fra le più usate per la meditazione. Dà un bel supporto alla schiena: rimane dritta ed è molto comoda, in particolare se si sistema una coperta tra i talloni e i glutei.
Il luogo più adatto per la pratica della meditazione è un posto tranquillo, che ci permetta di sentirci a nostro agio e dove la mente non riceva distrazioni esterne, magari in uno spazio naturale: gli alberi, il suono dell’acqua, la vista del cielo sono di grande aiuto per entrare in contatto con la propria interiorità e aiutare il rilassamento. Ma se questo non fosse possibile, allora si può scegliere un angolo della casa e predisporlo con incensi e candele, si possono usare ad esempio gli oli essenziali, in modo da alzare le nostre vibrazioni.
Quando si comincia a meditare è importante non preoccuparsi delle eventuali difficoltà, ma concentrarsi sui benefici che si avvertono. È fondamentale praticare con costanza, non importa per quanto tempo o quando si medita, bisogna avere pazienza e mantenere un atteggiamento positivo e aperto, i risultati non tarderanno ad arrivare.
Quando si medita è importante respirare naturalmente.
La consapevolezza del respiro, del suo ritmo scandito da inspirazione ed espirazione, è un metodo efficientissimo per allentare le emozioni negative. Per entrare in uno stato di rilassamento è consigliabile iniziare con un ciclo di 5/9 respirazioni a cui associare alcune visualizzazioni: inspirando immaginiamo di far entrare nel corpo una luce curativa, purificatrice, e con la espirazione vediamo che questa luce porta fuori dal corpo tutta la negatività accumulata.
La fase successiva è quella del rilassamento, molto importante perché aiuta a sciogliere eventuali tensioni muscolari e a creare lo spazio mentale di calma. Rilassarsi però non vuol dire lasciarsi andare alla sonnolenza, alla semi-coscienza o al torpore. La meditazione più efficace è quella vigile, che permette alla mente di essere lucida. È importante lasciar emergere le immagini spontaneamente permettendo alla propria conoscenza interiore di agire e di trasmettere informazioni.
Le tecniche più semplici sono quelle che si basano sulla focalizzazione. Si può scegliere un oggetto e rimanere immobili, fissarlo per alcuni minuti per restare poi, con gli occhi chiusi, a concentrarsi sull’immagine rimasta impressa sulla retina. Oppure si può porre l’attenzione sul terzo occhio e recitare il mantra Om.
L’uso dei mantra può risultare molto efficace per entrare in uno stato meditativo.
Certi suoni hanno il potere, quando vengono evocati e ripetuti, di indurre il rilassamento e il benessere. Nel corso della storia, le religioni più importanti si sono avvalse sempre del suono, attraverso la ripetizione di sillabe o frasi, come espressione di spiritualità. In condizioni normali gli atti respiratori (inalazione ed esalazione) sono 14 al minuto, in pratica uno ogni 4 secondi circa. Durante la recitazione di un mantra questi atti scendono a 6 al minuto, un respiro ogni 10 secondi, in perfetta sincronia con il ritmo del cuore. Sincronia che diventa sinonimo di benessere, completo relax, armonia. Vari studi recenti mostrano gli effetti benefici della recitazione dei mantra, che si riflettono anche sulla circolazione del sangue, la pressione si normalizza e le difese immunitarie si rafforzano.
Con la pratica della meditazione di visone profonda si vedono più chiaramente i nostri atteggiamenti e si arriva a capire quali sono utili e quali ci creano difficoltà. Un atteggiamento aperto fa sì che anche le esperienze spiacevoli diventino occasione di saggezza, come ad esempio vedendo come la mente reagisce al dolore e alla malattia. Accostandoci a esperienze del genere in questo modo, spesso siamo in grado di sciogliere la tensione e la resistenza al dolore, cosa che lo allieva considerevolmente. Viceversa, un atteggiamento impaziente porta a tutt’altri risultati che ci fanno cadere in preda al cattivo umore e all’irritabilità per questioni insignificanti.
La meditazione ci insegna che la serenità, o la sua assenza, dipendono essenzialmente dal fatto di considerare o meno gli eventi della vita con uno spirito di riflessione e di apertura; con la pratica si scopre uno spazio che ci consente di prendere una certa distanza da ciò che si crede di essere, da ciò che si crede di avere. Contemplando queste percezioni diviene più chiaro che non si possiede nulla in quanto ‘ me’ o ‘ mio’: ci sono semplicemente esperienze che vanno e vengono nella mente.
Essere capaci di tornare a un centro fermo di consapevolezza nel flusso mutevole della vita quotidiana è il segno di una pratica matura, poiché la visione profonda si approfondisce enormemente quando si estende a tutte le esperienze, trasformando le incombenze quotidiane in fondamenti della nostra pratica meditativa.
A mano a mano che ci si radica nella consapevolezza la mente diventa libera di rispondere in modo appropriato al momento presente e c’é una maggiore armonia nella vita. È così che la meditazione diventa una forma di ‘ lavoro sociale’.
Convivere pacificamente con la grande varietà di sensazioni che sorgono nella coscienza ci mette in grado di vivere con più apertura nel mondo e con noi stessi, così, come siamo.