I grandi marchi, tra cui spicca Amazon, concedono sconti sui beni di consumo durante il Black Friday per incoraggiarci a comprare cose che normalmente non acquisteremmo
Dobbiamo cambiare questo modello insostenibile che distrugge l’ambiente per il profitto di pochi.
Perché se è vero che questo sistema produttivo dà lavoro a milioni di persone, è altrettanto vero che non tiene conto della qualità della vita di queste persone e fa male al pianeta.
E se non è “ sostenibile”, va contrastato, per non dire boicottato, perché se gli ecosistemi collassano, non sarà il nostro prossimo acquisto o il nostro prossimo mega affare a salvarci.
Innanzitutto gli sconti non sono sempre reali
Nel caso del settore hi tech, la percentuale di sconto viene calcolata prendendo come base il prezzo di listino del prodotto al momento del lancio sul mercato.
Così è semplice vantare sconti anche del 50% su prodotti usciti diversi mesi fa e che, nel frattempo, hanno già subito un calo fisiologico del prezzo.
In altri casi i ribassi del Black Friday coincidono proprio con il prezzo minimo del prodotto: insomma, niente di stravolgente.
Negli anni ho totalmente cambiato la prospettiva del concetto di acquisto.
Certo, continuo a comprare su Amazon, soprattutto oggetti che non troverei nei negozi, continuo a vivere una vita normale acquistando cioè che mi serve.
Ecco, questo è cambiato. Compro ciò che mi serve.
Quest’anno ho buttato il mio primo paio di scarpe, per la prima volta le avevo usate così tanto che non erano più indossabili.
Le avevo consumate e le ho dovute ricomprare.
È stato devastante.
Immagino che questa rivelazione sia l’opposto del consumo compulsivo che si fa sul web, soprattutto in questi giorni del black friday.
Per questo non mi unirò alla massa di invasati alla ricerca di quell’altro prodotto di cui non ho bisogno; di quell’altro dispositivo elettronico che poi dovrò smaltire, cosa per nulla facile.
Anzi, guardando dall’esterno questo fenomeno frenetico, sostenuto da una miriade di aziende, Amazon in testa, mi appare qualcosa di profondamente patologico.
E posso farne a meno.
Mi è passata la voglia di di comprare “ cose” che nella maggior parte hanno costi umani e ambientali vergognosi.
Provo un disagio profondo pensando che ” quel maglioncino” è stato fatto in Bangladesh, paese devastato dal cambiamento climatico e dalla povertà.
Provo un senso di rabbia quando penso allo smaltimento di un oggetto elettronico, che probabilmente finirà in una di quelle immense discariche a cielo aperto, in qualche paese povero, dove la gente paga per entrare a recuperare qualche materiale.
E dove i bambini si ammalano di tumore alla testa.
Penso che non voglio più essere complice di tutto questo e se posso evitare qualcosa, la evito.
Soprattutto voglio decidere da me senza far manipolare la mia mente da chi fa questo di mestiere, in modo da mettere mano al portafogli per far “ girare” i soldi.
Ecco perché questo black friday non comprerò nulla.
E non è vero che uno in più o uno in meno non conta.
Tutto conta.
E conta anche l’esempio in famiglia.
Spiegatelo ai visti figli che il piacere e la felicità si trovano altrove, nel riscoprire la natura, nella relazione con gli altri, nell’amicizia, nell’imparare cose nuove, nel viaggiare.
E che tutte queste cose si possono fare in maniera responsabile e consapevole.
E soprattutto non mettendo il consumo al centro delle nostre emozioni.